Valerio è un adolescente che vive nella provincia milanese. A casa ha una sorella minore della quale talvolta deve, di malavoglia, occuparsi. Nel mondo scolastico e della piscina di nuoto in cui si allena Valerio è costretto a percepire la propria diversità. Quella che lo spinge ad isolarsi nella campagna o a compiere lunghi tragitti sul suo motorino che ogni tanto lo tradisce. Vorrebbe avere delle amicizie ma i compagni lo respingono e chi lo aiuta sa di mettere a repentaglio il proprio ruolo nel gruppo di quelli che contano. Un giorno, del tutto improvvisamente, accade qualcosa che gli cambia la vita e che lo spinge a commettere un grave errore. La notte più lunga dell'anno (il solstizio d'inverno) è appena trascorsa.
Mirko Locatelli, con il sostegno della Provincia di Milano, ha realizzato (dopo l'esperienza dei corti e di un mediometraggio) la sua opera prima che, come molte opere prime, ha pregi e difetti. Partiamo dai secondi. Il film ha una struttura molto semplice e lineare che rischia di non coinvolgere lo spettatore. La fotografia che gioca su cromatismi ricercati non aiuta certo in quel senso così come la scarsa utilizzazione della bambina che interpreta il ruolo della sorella di Valerio.
I pregi si individuano invece nel desiderio di raccontare un'emarginazione che trova origine in un nucleo sociale giovanile non urbano ma forse ancor più vincolato da rigide regole di appartenenza che non quelli delle metropoli. Valerio è solo. Solo sul suo motorino. Solo a scuola dove tenta di farsi notare. Solo in piscina dove l'attenzione dell'allenatore è tutta rivolta a un altro, possibile promessa del nuoto. Solo anche nel tentativo di scoprire i percorsi di una sessualità che è ancora alla ricerca di un'identità precisa. Locatelli lo segue con sincera partecipazione.
Mirko Locatelli, con il sostegno della Provincia di Milano, ha realizzato (dopo l'esperienza dei corti e di un mediometraggio) la sua opera prima che, come molte opere prime, ha pregi e difetti. Partiamo dai secondi. Il film ha una struttura molto semplice e lineare che rischia di non coinvolgere lo spettatore. La fotografia che gioca su cromatismi ricercati non aiuta certo in quel senso così come la scarsa utilizzazione della bambina che interpreta il ruolo della sorella di Valerio.
I pregi si individuano invece nel desiderio di raccontare un'emarginazione che trova origine in un nucleo sociale giovanile non urbano ma forse ancor più vincolato da rigide regole di appartenenza che non quelli delle metropoli. Valerio è solo. Solo sul suo motorino. Solo a scuola dove tenta di farsi notare. Solo in piscina dove l'attenzione dell'allenatore è tutta rivolta a un altro, possibile promessa del nuoto. Solo anche nel tentativo di scoprire i percorsi di una sessualità che è ancora alla ricerca di un'identità precisa. Locatelli lo segue con sincera partecipazione.
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