domenica 29 gennaio 2012

PSYCHOCINEMA - PER AMORE AMORE DI NANCY (1994)


Nancy Walsh è la più giovane di casa, è ben voluta a scuola così come dai suoi genitori. Insomma non c'è nessuna ragione perché si metta a respingere il cibo, a inventare sotterfugi per nascondere la cosa ai suoi e, alla fine, per rifiutare anche l'aiuto dei medici. L'argomento e il cast sono toccanti. Il primo perché l'anoressia è una malattia più diffusa e inconfessabile di quanto solitamente si pensi. Il secondo perché, oltre a Devane e alla Clayburgh, presenta una Tracey Gold ("Spara alla luna") decisamente nel ruolo.

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domenica 22 gennaio 2012

PSYCHOCINEMA - IL BUIO OLTRE LA SIEPE (1962)


Alabama, 1932. Atticus Finch, avvocato progressista, difende e dimostra l'innocenza di Tom Robinson (Peters), giovane nero accusato di aver stuprato una ragazza bianca. La giuria non ne tiene conto. Il condannato evade, un secondino lo sopprime. L'agricoltore razzista che aveva denunciato Robinson assale i due figli di Finch, ma è ucciso da Boo Radley, malato di mente, vicino di casa (oltre la siepe) dei Finch. Dal romanzo d'esordio (1960) di Harper Lee, premio Pulitzer, sceneggiato da Horton Foote che accosta con sagacia il tema dell'intolleranza razziale con gli incubi dell'infanzia, un film coraggioso e fine nel disegno psicologico dei personaggi. Ritmo incalzante e un'ottima descrizione del profondo Sud. 7 nomination agli Oscar. Ne vinse 3: attore (G. Peck), sceneggiatura (H. Foote), scenografia (A. Golitzen, Henry Burnstead, O. Emert). Fotografia: Russel Harlan. Musica: Elmer Bernstein. 1° film di Robert Duvall. 


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PSYCHO LIBRI - IL BUIO OLTRE LO SCHERMO, GLI ARCHETIPI DEL CINEMA DI PAURA (2005)


Il volume indaga il profondo legame tra psicoanalisi e cinema, mostrando come il cinema possa essere un mezzo fortemente rappresentativo delle paure e degli stati d'animo del singolo e della collettività e analizzando, da un punto di vista psicologico-psicoanalitico, ma anche da quello più strettamente visivo, le motivazioni profonde dello scaturire del sentimento della paura e dell'orrore. Dopo aver preso in esame le principali figure nel cinema horror e aver esplorato i diversi aspetti che ne motivano l'enorme presa sul pubblico, il libro mostra la serietà con cui questa "moderna forma d'arte" riesca a farsi portavoce di uno dei sentimenti e degli stati d'animo più complessi dell'essere umano: la paura.


 
Leggi l'e-Book qui: http://books.google.it/books?id=FBYRh0D8lNQC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false


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venerdì 20 gennaio 2012

PSYCHO LIBRI - NATIVI DIGITALI (2011)


Media digitali e comunicazione interattiva sono i fenomeni più eclatanti del mutamento sociale e dell'industria culturale all'inizio del nuovo millennio. Oggi gli iPad, gli eBook, così come gli smartphone, e i Tablet Pc, sempre connessi a Internet, assediano ogni giorno più da presso il regno della carta stampata gutenberghiana. Ma la nuova cultura digitale, cioè l'affermarsi di uno stile comunicativo orientato all'interazione, alla produzione di contenuti e alla condivisione, è stata accompagnata, durante gli ultimi ventanni, dall'affacciarsi sulla scena di una nuova forma evolutiva dell'Homo sapiens: il "nativo digitale". Chi sono i nativi digitali? Come comunicano? Come si relazionano al sapere? Nati e cresciuti all'ombra degli schermi interattivi, i Nativi sono simbionti strutturali della tecnologia, e le protesi tecnologiche che utilizzano dall'infanzia sono parte integrante della loro identità individuale e sociale. Fin da piccoli videogiocano, hanno un blog, e comunicano sui social network come Facebook o My Space. E con questa specie in via di apparizione che dovremo confrontarci noi immigranti digitali. Non sono nuovi barbari... Sono i nostri figli e sono, semplicemente, diversi


giovedì 19 gennaio 2012

PSYCHOCINEMA EMOTIVI ANONIMI - (2010)


Sono molto entusiasta del fatto che la corrispondenza riguardante i film di carattere Psycho tra me e il mio amico Stefano continui.
Nel ringraziarlo per il suggerimento, ecco a voi un nuova pubblicazione.

Jean-René, direttore di una fabbrica di cioccolato e Angélique, cioccolataia di gran talento, sono due persone molto timide. E' la loro passione per il cioccolato che li accomuna. Si innamorano l'uno dell'altro senza avere il coraggio di confessarlo. La loro timidezza tende a tenerli lontani. Ma supererà la loro mancanza di fiducia in se stessi, il rischio di rivelare i propri sentimenti. 
Francese, timido, educato, non anonimo, il film di Améris visualizza la volontà iperemotiva di mantenere tutto, il più possibile, immobile con una dimensione contemporanea presente, e insieme fuori dal tempo, dove i colori degli abiti, la fisicità degli interpreti e alcuni intermezzi canori spingono alla fiaba.


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venerdì 13 gennaio 2012

PSYCHOCINEMA - SHAME (2012)



Si appresta ad arrivare sul mercato italiano con le migliori premesse Shame, film diretto da Steve McQueen. Presentato in concorso alla 68ª Mostra del cinema di Venezia, ha portato il protagonista Michael Fassbender alla conquista della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile. L’attore potrebbe bissare ad inizio 2012 agli Oscar, vista la nomination nella categoria miglior attore.
Credenziali di tutto rispetto per un film già definito cult la cui uscita in sala è stabilita per il 13 gennaio 2012 in contemporanea mondiale. La tematica è di quelle che lasciano il segno e che promettono una buona dose di polemiche, visto che la trama ruota intorno al problema della dipendenza dal sesso del protagonista Brandon.
Nel cast, insieme a Fassbender, troviamo la splendida Carey Mulligan nei panni della sorella Sissi, James Badge Dale e Nicole Beharie. Le ottime critiche ottenute anche a Toronto International Film Festival chiudono il cerchio su uno dei film più attesi della nuova stagione.
Enjoy in future...........  :-)

 

domenica 8 gennaio 2012

PSYCHO CINEMA - PADIGLIONE 22 (2008)


Cresciuta in una famiglia difficile, tra cattolicesimo esasperato, rapporti conflittuali e un fratello maggiore malato di mente, Laura non ha vita facile neanche da grande. Il suo rapporto con gli uomini e con la società sembra minato da un'infanzia infelice e così anche il ricordo dei genitori ormai scomparsi da anni si fa pesante.
Ma la morte improvvisa del fratello malato di mente, che ormai vive lontano da lei, non sarà una liberazione, anzi. Come in un trasferimento di colpe e responsabilità proprio quella morte darà inizio a un viaggio interiore (e per certi versi anche esteriore) di Laura che la porterà a confrontarsi con quanto ha vissuto lui, con se stessa, con i fantasmi del suo passato e con i fantasmi "reali".
Non è facile raccontare la trama di Padiglione 22 e forse è riduttivo. Il film di Livio Bordone intende partire da quanto accaduto al momento dell'applicazione della legge Basaglia, quando cioè i malati di mente sono stati "liberati" dai manicomi, per raccontare di come i mali della reclusione forzata in istituti per la cura mentale possano riflettersi per decenni e non solo sui malati stessi.
Eppure quello della legge Basaglia sembra più che altro un pretesto per parlare ancora d'altro. Padiglione 22 è un film italiano che nonostante cerchi in ogni modo di tenere un registro alto (non sempre riuscendoci davvero) non disdegna per nulla di sporcarsi le mani con l'horror. In molti punti le riflessioni che Bordone vorrebbe portate sono realizzate attraverso soluzioni di regia e improvvise accelerazioni tipiche del cinema dell'orrore, nonché molte delle soluzioni di intreccio sembrano guardare a quanto per il genere si è fatto recentemente in Spagna.
Non manca dunque l'audacia a Padiglione 22, che cerca un cinema "completo" che sappia farsi forza di tanti elementi e tante contaminazioni diverse, che usi il sentimentalismo, come l'horror, come anche gli effetti speciali senza però fare di nessuna di queste componenti il centro assoluto del film. Non sempre riesce nel suo intento e non sempre quello che mette in scena convince eppure non siamo di fronte al solito cinema italiano che mette davanti a tutto un tema nobile (magari anche mal affrontato) ma a un cinema che mette davanti a tutto il cinema. E non è poco.
Il racconto delle conseguenze della legge Basaglia è molto in secondo piano e sottolineato più che altro da una didascalia finale. Ad emergere è il viaggio nella mente di Laura, una Regina Orioli molto azzeccata, e il modo, molto semplice, in cui Bordone rappresenta la deriva mentale umana, il rapporto con i propri ricordi e un trasferirsi quasi mistico di ricordi e pesi. Tante sono le imprecisioni e le ingenuità (specialmente tutto il reparto VFX a cura di Proxima), ma si esce con l'idea di aver visto qualcosa che se non altro aveva tutte le intenzioni più corrette.

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PSYCHO CINEMA - THE WATCH (2008)


Cassie viene rapita in tenera età da uno psicopatico. Diciannove anni dopo, studentessa di psicologia ancora tormentata dai ricordi, decide di isolarsi accettando un lavoro come guardia fuochi per trovare la concentrazione necessaria a scrivere la tesi di laurea, finché le sue ossessioni non tornano a galla.
La tesi di Cassie riguarda il Disturbo Post-Traumatico da stress. 
Inizialmente potrà sembrarvi un film che riguarda i soliti fantasmi, ma lasciatevi dire che non è così, vi accorgerete del colpo di scena finale e penserete che avreste potuto fare anche voi una cosa del genere.


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Scusate ma non si trova   :-) 


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venerdì 6 gennaio 2012

PSYCHO CINEMA - MEAN CREEK (2004)



Timido e minuto, Sam è vittima dell'attacco immotivato dell'arrogante Georgie, bullo della scuola. In seguito al pestaggio, Rocky, fratello maggiore di Sam, escogiterà insieme ad altri due amici un piano per punire ed umiliare il corpulento bullo: con la scusa di un falso compleanno, il gruppo inviterà Georgie a fare una gita, nel corso della quale dovrebbe consumarsi la vendetta. Resosi conto che Georgie è in realtà un ragazzo solo e disadattato, Sam chiederà al fratello Rocky di abortire il piano, ma saranno le dinamiche del gruppo a determinare gli eventi, tra pulsioni adolescenziali e dolorosa acquisizione del senso di responsabilità.
Regista e sceneggiatore qui al suo primo lungometraggio, Jacob Aron Estes sviluppa con piglio realista e notevole sensibilità un racconto incentrato sul tema della crescita. Partendo da un concept interessante, vera e propria catarsi adolescenziale, l'opera vorrebbe dipingere sfumature capaci di sublimare in arte la funzione comunicativa (con echi dell'ultimo Van Sant), effetto non sempre ottenuto a causa di una condotta a tratti indecisa tra documentarismo e fiction. Nell'economia dell'opera l'estromissione della componente adulta è un'arma a doppio taglio, capace quando ben dosata di rafforzare la focalizzazione, ma di attenuarne la potenza espressiva in caso contrario, per un risultato finale comunque di sicuro interesse.

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