Cresciuta in una famiglia difficile, tra cattolicesimo esasperato, rapporti conflittuali e un fratello maggiore malato di mente, Laura non ha vita facile neanche da grande. Il suo rapporto con gli uomini e con la società sembra minato da un'infanzia infelice e così anche il ricordo dei genitori ormai scomparsi da anni si fa pesante.
Ma la morte improvvisa del fratello malato di mente, che ormai vive lontano da lei, non sarà una liberazione, anzi. Come in un trasferimento di colpe e responsabilità proprio quella morte darà inizio a un viaggio interiore (e per certi versi anche esteriore) di Laura che la porterà a confrontarsi con quanto ha vissuto lui, con se stessa, con i fantasmi del suo passato e con i fantasmi "reali".
Non è facile raccontare la trama di Padiglione 22 e forse è riduttivo. Il film di Livio Bordone intende partire da quanto accaduto al momento dell'applicazione della legge Basaglia, quando cioè i malati di mente sono stati "liberati" dai manicomi, per raccontare di come i mali della reclusione forzata in istituti per la cura mentale possano riflettersi per decenni e non solo sui malati stessi.
Eppure quello della legge Basaglia sembra più che altro un pretesto per parlare ancora d'altro. Padiglione 22 è un film italiano che nonostante cerchi in ogni modo di tenere un registro alto (non sempre riuscendoci davvero) non disdegna per nulla di sporcarsi le mani con l'horror. In molti punti le riflessioni che Bordone vorrebbe portate sono realizzate attraverso soluzioni di regia e improvvise accelerazioni tipiche del cinema dell'orrore, nonché molte delle soluzioni di intreccio sembrano guardare a quanto per il genere si è fatto recentemente in Spagna.
Non manca dunque l'audacia a Padiglione 22, che cerca un cinema "completo" che sappia farsi forza di tanti elementi e tante contaminazioni diverse, che usi il sentimentalismo, come l'horror, come anche gli effetti speciali senza però fare di nessuna di queste componenti il centro assoluto del film. Non sempre riesce nel suo intento e non sempre quello che mette in scena convince eppure non siamo di fronte al solito cinema italiano che mette davanti a tutto un tema nobile (magari anche mal affrontato) ma a un cinema che mette davanti a tutto il cinema. E non è poco.
Il racconto delle conseguenze della legge Basaglia è molto in secondo piano e sottolineato più che altro da una didascalia finale. Ad emergere è il viaggio nella mente di Laura, una Regina Orioli molto azzeccata, e il modo, molto semplice, in cui Bordone rappresenta la deriva mentale umana, il rapporto con i propri ricordi e un trasferirsi quasi mistico di ricordi e pesi. Tante sono le imprecisioni e le ingenuità (specialmente tutto il reparto VFX a cura di Proxima), ma si esce con l'idea di aver visto qualcosa che se non altro aveva tutte le intenzioni più corrette.
Ma la morte improvvisa del fratello malato di mente, che ormai vive lontano da lei, non sarà una liberazione, anzi. Come in un trasferimento di colpe e responsabilità proprio quella morte darà inizio a un viaggio interiore (e per certi versi anche esteriore) di Laura che la porterà a confrontarsi con quanto ha vissuto lui, con se stessa, con i fantasmi del suo passato e con i fantasmi "reali".
Non è facile raccontare la trama di Padiglione 22 e forse è riduttivo. Il film di Livio Bordone intende partire da quanto accaduto al momento dell'applicazione della legge Basaglia, quando cioè i malati di mente sono stati "liberati" dai manicomi, per raccontare di come i mali della reclusione forzata in istituti per la cura mentale possano riflettersi per decenni e non solo sui malati stessi.
Eppure quello della legge Basaglia sembra più che altro un pretesto per parlare ancora d'altro. Padiglione 22 è un film italiano che nonostante cerchi in ogni modo di tenere un registro alto (non sempre riuscendoci davvero) non disdegna per nulla di sporcarsi le mani con l'horror. In molti punti le riflessioni che Bordone vorrebbe portate sono realizzate attraverso soluzioni di regia e improvvise accelerazioni tipiche del cinema dell'orrore, nonché molte delle soluzioni di intreccio sembrano guardare a quanto per il genere si è fatto recentemente in Spagna.
Non manca dunque l'audacia a Padiglione 22, che cerca un cinema "completo" che sappia farsi forza di tanti elementi e tante contaminazioni diverse, che usi il sentimentalismo, come l'horror, come anche gli effetti speciali senza però fare di nessuna di queste componenti il centro assoluto del film. Non sempre riesce nel suo intento e non sempre quello che mette in scena convince eppure non siamo di fronte al solito cinema italiano che mette davanti a tutto un tema nobile (magari anche mal affrontato) ma a un cinema che mette davanti a tutto il cinema. E non è poco.
Il racconto delle conseguenze della legge Basaglia è molto in secondo piano e sottolineato più che altro da una didascalia finale. Ad emergere è il viaggio nella mente di Laura, una Regina Orioli molto azzeccata, e il modo, molto semplice, in cui Bordone rappresenta la deriva mentale umana, il rapporto con i propri ricordi e un trasferirsi quasi mistico di ricordi e pesi. Tante sono le imprecisioni e le ingenuità (specialmente tutto il reparto VFX a cura di Proxima), ma si esce con l'idea di aver visto qualcosa che se non altro aveva tutte le intenzioni più corrette.
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Enjoy :-)
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