lunedì 31 ottobre 2011

PSYCHO LIBRI - LA REALTA' VIRTUALE IN PSICOLOGIA CLINICA (2006)

Numerose ricerche in diverse aree geografiche hanno dimostrato l'efficacia della Realtà Virtuale (RV) nel trattamento delle sofferenze psicologiche. Gli ambienti ricreati mediante le tecnologie di realtà virtuale possono rappresentare un ulteriore contesto di interazione sociale attraverso il quale è possibile sperimentare emozioni e azioni, per far rivivere agli utenti le proprie paure, le difficoltà, i comportamenti disfunzionali e per far risaltare, nel contesto protetto di un laboratorio sperimentale o di uno studio clinico, il materiale cognitivo che ne sta alla base. Per queste ragioni anche la Psicologia, così come ormai da decenni la Medicina, può avvalersi della realtà virtuale come moderno strumento per l'assessment, la diagnosi e l'intervento. A dimostrazione del corpus teorico descritto nei primi capitoli, gli autori illustrano nella seconda parte i risultati di una ricerca clinica a carattere multi-centrico, sul trattamento psicologico del Disturbo di Panico con Agorafobia (DPA). Il trial clinico controllato evidenzia che la terapia del DPA assistita mediante la realtà virtuale consente di ottenere risultati efficaci in tempi più brevi rispetto alle terapie classiche. Per stimolare la ricerca e l'impiego clinico della RV viene allegato al volume un prezioso CD-ROM che contiene una versione funzionante di VEPDA (Virtual Environments for Panic Disorders with Agoraphobia) - l'applicazione di realtà virtuale utilizzata dagli autori per condurre le ricerche presentate. Il volume, scritto e curato con grande rigore metodologico e prima esperienza organica in Italia, è indirizzato a quanti, psicologi, psicoterapeuti, ricercatori e studenti non si accontentino di stare a guardare ciò che accade intorno a loro, ma vogliano sperimentare nuovi strumenti e metodi per la cura della sofferenza psichica.
INDICE
Autori
Presentazioni
Prefazione
Ringraziamenti
Introduzione - Background culturale della Realtà Virtuale applicata alla Psicologia
1) Realtà Virtuale: Tecnologia o Esperienza?
2) L’esperienza della Realtà Virtuale: il senso di presenza
3) La Realtà Virtuale come supporto alla psicoterapia cognitivo-comportamentale
4) Disturbo di Panico con Agorafobia e interventi evidence based
5) Come si cura il panico con la Realtà Virtuale: la Terapia Cognitivo-Esperienziale
6) La vita dopo il panico - Uno sguardo sui vissuti di una paziente trattata con la Terapia Cognitivo-Esperienziale
7) Progettare ambienti virtuali per la Psicologia Clinica
Istruzioni per l’uso degli ambienti VEPDA Virtual Environments for Panic Disorders with Agoraphobia
Glossario
Bibliografia
 
GLI AUTORI  
Francesco Vincelli è professore a contratto di Metodi e Tecniche dei Test Psicologici presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e docente di Psicoterapia nelle scuole di specializzazione nazionali afferenti all’AIAMC.
Giuseppe Riva ha insegnato come Professore Incaricato presso l’Università degli Studi di Cagliari ed è attualmente Professore Associato di Psicologia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Enrico Molinari
, psicologo e psicoterapeuta è Professore Ordinario di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna anche Psicologia della riabilitazione. Dirige il Servizio di Psicologia clinica dell’Istituto Auxologico Italiano. Dal febbraio 2006 è Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e componente del Consiglio Nazionale.






sabato 29 ottobre 2011

PSYCHO CINEMA - LA STANZA DI MARVIN (1996)

Spero soltanto che non cominciate ad avere dei pregiudizi , il che è probabile poichè impossibile non averne, sul conto di questo e tutta un' altra sfliza di film che vedono protagonista o comunque nel cast Leonardo Di Caprio. Si perchè in effetti, se non lo sapevate, agli inizi della sua carriera, il giovane attore si impegnava in pellicole dai temi sociali. Questo, lo ripeto è soltanto il primo di una serie.
In questo caso eccovi la trama: 
Lee vive nell'Ohio, è stata lasciata dal marito. Suo figlio Hank, che è in conflitto con la madre perché la ritiene colpevole della partenza del padre, ha problemi psichici, dà fuoco alla casa e viene rinchiuso in manicomio. Un giorno Lee riceve una telefonata dalla Florida. La sorella Bessie, che non sente da più di vent'anni, la chiama allarmata, le è stata diagnosticata la leucemia e la sua sopravvivenza dipende dal trapianto con un midollo osseo compatibile. Bessie non si è mai sposata, per dedicarsi al padre Marvin, che ora è morente nel letto di casa, e all'eccentrica zia Ruth. Per le due sorelle l'incontro dopo tanto tempo diventa occasione di confronto e di scoperta reciproca. Il confronto è aspro e difficile, fatto di accuse. La scoperta avviene tramite Hank che, dapprima freddo e scostante, entra poi in sintonia con la zia e si confida con lei. A poco a poco tra le due sorelle si stabilisce un clima di migliore disponibilità all'ascolto reciproco. E sarà proprio questo nuovo atteggiamento mentale e interiore a creare le premesse per poter fare fronte alle difficoltà che propone la malattia e la scomparsa delle persone care.
 
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giovedì 27 ottobre 2011

PSYCHO NEWS - VERSO LA LETTURA DEL PENSIERO (2011)


Gli scienziati di Berkley compiono il primo passo concreto verso la lettura del pensiero. Ma qualcuno ha pensato alle conseguenze? Dopo anni di tentativi falliti e di speranze deluse, la lettura del pensiero è finalmente realtà: un team di scienziati dell'Università di Berkley è infatti riuscito a leggere il pensiero di alcuni esseri umani e a registralo in un video.
Possibile? Sì, anche se con un piccolo trucco tecnologico.

Tutta questione di voxel
I ricercatori hanno mostrato alcuni spezzoni di film a dei volontari e hanno registrato, con una risonanza magnetica funzionale per immagini, lo schema di afflusso del sangue alle vene della corteccia visuale dei loro cervelli.
Queste letture sono state elaborate da uno speciale software che le ha decodificate in voxel, cioè in pixel tridimensionali contenenti informazioni relative alla forma e al movimento delle immagini osservate e alla specifica azione compiuta dal cervello mentre le guardava.
Con il passare del tempo e con l'aumentare delle informazioni date in pasto al sistema, il processo di decodifica del voxel è diventato sempre più preciso e ha permesso al computer di trovare correlazioni sempre più strette tra le immagini visualizzate sullo schermo e l'attività cerebrale.

Ingegneria inversa
Una volta che il programma è riuscito a immagazzinare abbastanza informazioni, i riceratori gli hanno somministrato 18 milioni di secondi di video presi casualmente da Youtube e hanno chiesto al sistema di trovare le immagini che meglio si adattavano agli schemi cerebrali registrati negli umani.
E con uno sforzo di elaborazione non indifferente il computer ha montato in unico video queste corrispondenze: si tratta di immagini, o pezzi di immagini, assolutamente incoerenti e incomprensibili che rappresentano però un traguardo straordinario dal punto di vista scientifico.
Nel video qui sotto i risultati dell'esperimento: il primo video in alto è l'originale, sotto le tre interpretazioni delle tracce cerebrali di tre diversi volontari e le singole immagini con cui sono state generate.
Anche se la qualità del risultato finale è piuttosto bassa, il potenziale di questa ricerca è enorme. Secondo Shinji Nishimoto, responsabile dello studio, è il primo passo verso la connessione diretta macchina-cervello per registrarne pensieri e immagini.
Ma le implicazioni etiche di una simile tecnologia, se mai si arriverà a svilupparla, sono davvero pesanti. Chi potrà arrogarsi il diritto, e quali condizioni, di leggerci nel cervello?

Fonte: focus.it  - R.A. del 05/10/2011






martedì 25 ottobre 2011

PSYCHO LIBRI - IL LIBRO ITALIANO DI ALCOLOGIA

 
Un mio grande amico che in questo momento si trova a Padova per frequentare i suoi ultimi due anni di studi in Psicologia Clinica si è trovato a leggere questo libro, trovandolo per altro molto interessante, mentre cercava informazioni a riguardao di una disciplina che ha scelto all'interno del suo corso di studi: La Psicofarmacologia.
La Psicofarmacologia, lo dico da Psicologo, è la disciplina che studia la componente farmacologica della nostra psiche, ovvero tutto ciò che il nostro sitema nervoso centrale produce già in termini di neurotrasmettitori o non produce comportando così una sorta di scompenso. E' ovvio che questo non basta per descrivere la Psicofarmacologia appieno, ma preferisco fermarmi qui in quanto esula dallo scopo dell'articolo parlare solo di psicofarmacologia.
Questo libro consigliatomi da Stefano, parla di Alcologia.

A cura di Allamani-Orlandini-Bardazzi-Quartini-Morettini e con i Contributi di Valenti Specialisti del Settore

Dalla presentazione di Giovanni Gasbarrini:
[...] Non esisteva in sostanza un testo da poter consultare come quello che mi accingo a presentare, in cui si sono volute raccogliere le opinioni di tutti coloro che, in Italia, si occupano in maniera seria e appassionata dei più vari argomenti dell'alcologia, la cui dimensione è divenuta cospicua non perché gli argomenti siano svolti in maniera ridondante, quanto per cercare di trattare, seppure in modo conciso ed essenziale, tutto quanto potesse servire a fornire in maniera unitaria l'identificazione della patologia a rischio", oltre a quella conclamata, e di suggerire gli strumenti per controllarne l'insorgenza, lo sviluppo e la progressione.

Dalla presentazione di Aldo Pagni:
[...] La interdisciplinarietà di quest'opera italiana realizzata da quattro medici, di grande esperienza clinica sulle patologie alcol-correlate, e una psicologa, con la collaborazione di numerosi coautori che si sono occupati del problema, garantisce una trattazione originale e mette a disposizione di medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali uno strumento prezioso di consultazione e di lavoro per tutti.

Dalla presentazione di Peter Anderson:
[...] Il valore di questa pubblicazione è quello di fornire un ampio e differenziato appoggio relativo ai danni determinati dall'uso di alcol..
"
ISBN 88-8465-026-8
SEE Editrice - Firenze 

ConsulTa l'e-book su:

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PSYCHO CINEMA - LA NOUVELLE EVE (1999)


Una trentenne ribelle conosce un attivista del partito socialista e se ne innamora perdutamente e per lui cerca di cambiare le sue abitudini passando dalla contestazione più radicale delle consuetudini all'accettazione passiva di queste. La sua morbosità inizia ad ossessionare l'uomo che però è attratto dalla personalità della donna. Si sviluppa quindi una ménage tormentato seguito in tutte le sue circolvoluzioni dalla macchina da presa. Scrive Fabrizio Liberti di 'Film Tv' al 20 agosto 2000: La prima volta che Alexis rivede Camille, dopo che l'ha aiutata a sbarazzarsi degli psicofarmaci, le rimprovera - più o meno - di essere senza passato, di dimenticarsi tranquillamente amici e conoscenti, ma di fare la felicità di ciascuno per dieci minuti. Non è un pregio, tuttavia, che la narrazione del film si riassuma talmente nella sua protagonista da assumerne i tratti. Come dire che 'La nouvelle Eve' allieta lo spettatore finché gli tiene compagnia, che il personaggio di Camille è travolgente; ma la sua smemoratezza è pari a quella di chi la guarda. Difficilmente chi l'ha conosciuta in sala se la ricorderà. E forse questo è l'unico favore che, paradossalmente, si possa fare nei confronti di un personaggio intenso, che nella vita si butta come nella piscina dove vigila i gemelli. Tout passe, riassumerebbe lei stessa come filosofia di vita". (Elisa Venco, 'Duel', 15 maggio 2000) "Catherine Corsini riesce a filmare con la stessa energia della sua eroina e ci dona un sentimento forte a differenza di tante atmosfere deprimenti del cinema di oggi". ('Le Figaro') "Purtroppo la storia scritta da Catherine Corsini e Mark Syrigas, non sempre è all'altezza di Camille: l'ambiente che la circonda è tratteggiato con sufficienza e il finale è eccessivamente ellittico, tanto da sembrare un corpo estraneo rispetto al resto del film". 
 
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PSYCHO CINEMA - IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE (2010)

Licenziamenti e assunzioni all'ordine del giorno. Il mestiere del responsabile delle risorse umane sta tutto lì: conoscere i candidati, sottoporli a colloquio e infine accettarli o rimandarli a casa alla ricerca di un'altra opportunità. Semplice, chiaro e diretto. Talmente meccanico da ridurre al minimo le implicazioni umane degli incontri e ampliare al massimo quelle utilitaristiche. Può capitare quindi di scordarsi volti e nomi dei propri dipendenti, così come accade al protagonista del film, accusato da un giornalista d'assalto di non essersi interessato alla morte tragica di una ex dipendente, rimasta uccisa in un attentato terroristico in Israele. Nessun parente reclama il suo corpo e il manager, messo alle strette dal senso di colpa, decide di partire per un lungo viaggio verso il paese natale della ragazza, un villaggio sperduto nella fredda Romania, alla ricerca di un parente disponibile a fare il riconoscimento. Lontano da casa e dagli affetti, troverà l'occasione per riflettere su se stesso.
Tratto da un romanzo di Abraham B. Yehoshua, il film di Riklis smorza l'intensità drammatica dei lavori precedenti, per approdare ad un road movie picaresco dai toni semiseri ma dai risvolti esistenziali. Le lunghe pause tra un dialogo e l'altro, caratteristica predominante de Il giardino di limoni, qui si arricchiscono di accenti avventurosi che rendono più briosa la narrazione. I personaggi si spostano da un luogo all'altro, non rimangono fermi a guardare il corso delle cose; il giornalista rincorre il successo e un'idea di onestà intellettuale alquanto discutibile ma vive ancora con la madre e si ostina a rifiutare una certa maturità. Il manager è in baruffa con moglie e figlia ma si aggrappa alla speranza di un riscatto morale, vede nella disgrazia l'occasione di rinascita personale.
Attorno ai due personaggi contrapposti, ruotano il figlio ribelle della donna, un marito irresponsabile e due buffi ambasciatori del consolato. Donne e uomini che si confrontano con l'identità della ragazza uccisa, che non compare mai se non in una fotografia sfocata e in un breve video. Quella conformità costruita e cresciuta sulle tappe del viaggio in corso è un corpo fisicamente assente ma molto presente con il carico di ricordi che ha lasciato alle persone care. La meta è, sì il raggiungimento della madre della vittima, l'unica che può riconoscere la salma, ma è anche il motivo della riconciliazione del protagonista con la parte umana di sé, andata perduta ormai da tempo. La passionalità della storia, di per sé ricca di suggestioni evocative, non attraversa le immagini del cinema. Riklis frena i suoi intenti e ci lascia spazio all'interpretazione, dandoci però pochi punti di riferimento. Chi sta a guardare sente di essere in balia di qualcosa, ma non accede fino in fondo alla verità dei fatti. Un piccolo messaggio però arriva: abbiamo tutti delle "risorse umane" alle quali badare, al di là di confini e frontiere
 
 
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giovedì 20 ottobre 2011

PSYCHO CINEMA - L'APPARENZA INGANNA (2000)



Non è un buon momento per Francois Pignon: la moglie lo ha lasciato, il figlio 17enne lo ignora e la ditta dove lavora sta per licenziarlo. Disperato per essere da tutti considerato uno zero, Pignon sta per suicidarsi, gettandosi dal balcone, quando il nuovo vicino irrompe in casa e, saputa la situazione, gli consiglia, per risolvere tutti i problemi, di fingersi omosessuale. Pignon dapprima si rifiuta, poi si convince e lascia che il vicino metta con un fotomontaggio la sua faccia su foto gay e le spedisca in forma anonima alla ditta. Venuti a conoscenza delle foto, impiegati e dirigenti si meravigliano e sono incapaci di assumere i comportamenti adeguati. Il Presidente della ditta, che lavora sul caucciù e produce anche preservativi, teme che il licenziamento di un omosessuale possa causare un calo di vendite e subito lo lascia al suo posto. La notizia scatena reazioni differenti e fa emergere atteggiamenti finora nascosti: mentre c'è chi lo invita a pranzo per farsi vedere gentile, c'è chi lo picchia per paura del rischio pedofilia. Dopo un primo tentativo andato a vuoto, la dott.ssa Bertrand seduce di nuovo Pignon e stavolta lui ristabilisce la verità. Ma a questo punto l'uomo ha il gioco in pugno. Mette alle strette la moglie, ristabilisce il rapporto con il figlio, tratta a testa alta con il Presidente. Tutto si è chiarito, e nella foto di gruppo dei dipendenti stavolta Pignon si fa strada per esserci con una robusta spallata che mette fuori gli altri.
 
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martedì 18 ottobre 2011

PSYCHO LIBRI - SPAGHETTI PARADISO (2011)


Ecco a voi cari lettori un libro sullo stalking. Attenzione però, questo non è uno di quei libri scientifici pieni di teorie e quant'altro, questo libro racconta una storia di stalking.
A farlo è un avvocato e non uno psicologo.

A raccontare in prima persona Spaghetti Paradiso è Alessandro Flachi, praticante avvocato nel prestigioso studio Spanna di Bari, il quale introduce gradualmente vari personaggi i cui destini si intrecciano fra casualità e fraintendimenti.Filo conduttore della storia è lo stalking; protagoniste due donne, entrambe vittime di maltrattamenti: la giovane signora Cosso decide di rivolgersi allo studio Spanna per problemi con il compagno, e l’incarico viene affidato proprio a Flachi, che intanto sta seguendo il caso della signora Malderi che, stanca di subire, chiede la separazione dal marito.L’avvocato Flachi è quindi costretto ad affrontare, suo malgrado, il fenomeno dello stalking, e trovarsi talmente coinvolto da rischiare in prima persona per aiutare le due donne. A supportarlo in questo compito gli amici Gennaro, di professione autista e l’anziano signor Mutolo, che prende la minima di pensione e vive di legittimi espedienti.L’autore, avvocato attivamente impegnato contro il fenomeno stalking, riesce a far entrare il lettore nel subdolo mondo dei maltrattamenti psicologici, ma è anche capace di trasmettere un messaggio positivo e liberatorio: lo stalking si può combattere.Una lettura affascinante e istruttiva, romantica e divertente, di cui mi piace ricordare questa frase:“Costruire è difficile. Rovinare, deturpare, rompere, disturbare, è facilissimo: a patto che tu sia un pezzo di merda”. La sintesi perfetta di un concetto complicato.

Booktrailer:



PSYCHO NEWS - Nel 2013 quasi tutti gli abitanti della terra avranno disturbi psichici.


Ecco quanto dichiarato dallo psichiatra statunitense Frances: " Vi sono troppe diagnosi per troppi farmaci".


MILANO - La semplice tristezza e l’astinenza da caffeina stanno per diventare malattie mentali. Allen Frances, psichiatra americano, già capo della Commissione che ha redatto il manuale dei disturbi mentali (Dsm-IV) utilizzato dagli psichiatri di tutto il mondo, lancia un allarme al WeFree Day della Comunità di San Patrignano: «Con l’introduzione di nuove ‘sindromi’ nella prossima edizione del Dsm, quasi tutta la popolazione potrebbe essere diagnosticata di malattia psichica». In effetti, la prossima edizione del manuale, il Dsm-V, in uscita nel 2013, potrebbe far diagnosticare come malati mentali milioni di persone sane, affette da normalissimi problemi di tristezza o sofferenza. Frances è intervenuto durante il Forum su ‘Pharmageddon’ che si è tenuto nella comunità di San Patrignano durante la quarta edizione del WeFree day. Lo psichiatra americano è entrato nel merito: «Un sistema diagnostico è importante per stabilire i confini tra malattia e normalità e determinare chi ha effettivamente necessità della somministrazione di farmaci, il problema è che negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria inflazione diagnostica, la cui responsabilità ricade sia sui medici sia sulle case farmaceutiche».
I DATI - Un mondo di pazzi sarebbe un bel mercato. I dati forniti in merito sono in effetti impressionanti: «Già oggi, ogni anno, il 25% della popolazione statunitense, circa 45 milioni di persone, si vede diagnosticare un disordine mentale, eventualità che accade alla metà della popolazione entro l’età di 82 anni. Nel Dsm-IV abbiamo cercato di essere più cauti possibile ma non abbiamo comunque evitato l’aumento delle patologie classificate a 357 e la conseguente tendenza per la quale le diagnosi di disordini bipolari sono aumentate del 40% rispetto a quanto avveniva con il Dsm-III, quelle di autismo sono cresciute del 25%, quelle di Adhd, la sindrome da iperattività e deficit di attenzione dei bambini, sono raddoppiati».
LA DENUNCIA- Ed ecco la denuncia di Frances: «Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze dei produttori di droghe illegali. Il problema non è nella malafede dei membri della Commissione del Dsm ma nella loro appartenenza all’élite del settore psichiatrico. Non si rendono conto che le loro indicazioni, in mano a medici frettolosi, e non sempre competenti, con la pressione pubblicitaria delle industrie farmaceutiche, possono indurre gravi abusi. Gli antipsicotici negli Stati Uniti sono i farmaci più venduti, con un giro d’affari di 50 miliardi di dollari all’anno, il 5% del totale. Le nostre attuali conoscenze fra l’altro non ci permettono la prescrizione preventiva degli psicofarmaci».
I RISCHI - Tutti rischi che con il Dsm-V potrebbero aumentare a dismisura. L’introduzione di nuovi disagi psichiatrici potrebbe portare a includervi tutta la popolazione. Sotto la sola categoria di ansia mista e depressione, in Italia vi sarebbero almeno 3 milioni di potenziali pazienti. Persino un dolore da lutto, quindi del tutto normale, potrebbe essere diagnosticato come depressione. Tra le ‘patologie’ delle quali si ipotizza l’inserimento nel manuale, l’astinenza da caffeina. Inoltre, viene sottovalutata l’ampia e grave gamma degli effetti collaterali delle prescrizioni di psicofarmaci. Spiega Frances: «Dall’aumento dell’obesità nella popolazione giovanile già ad alto rischio di sovrappeso (un aumento anche di un chilo a settimana), alla dipendenza. Ben trecento militari americani sono morti per avere assunto farmaci loro prescritti. Per questo è importante che i medici non eseguano le diagnosi troppo in fretta e che valorizzino le terapie relazionali rispetto a quelle farmacologiche».

Fonte: Corriere.it
di: Mario Pappagallo

sabato 15 ottobre 2011

PSYCHO CINEMA - HARRY A PEZZI (1997)


Gli ingredienti principali di questo film di Woody Allen sono : Psicoanalisi, Creatività, Relazioni complicate.
Tre mogli, sei analisti, molte amanti e innumerevoli scopate randagie, Harry Block è uno scrittore sessantenne ebreo che cerca di mettere ordine nel caos della propria vita, raccontandola nei suoi libri. Nel suo 28° film Allen si è scritto addosso il personaggio più sgradevole della sua carriera, come se fosse modellato su quel che il perbenismo yankee pensa di lui. Oltre ai difetti che ha, Block si dichiara in bancarotta spirituale e in fase di blocco creativo. Uomo deplorevole è, come intellettuale laico, una persona seria: dichiara il suo agnosticismo in materia religiosa e denuncia ogni forma (anche quella ebraica) di integralismo, fondamentalismo, vittimismo, tradizionalismo fanatico. Personaggio rischioso in un film a rischio: decostruito, senza una vera trama, frantumato in ritorni all'indietro, invenzioni surreali, variazioni sul tema del doppio, deviazioni farsesche o oscene, parentesi drammatiche, omaggi ai suoi idoli (Kafka, Proust, Bergman, Fellini) e almeno due prestiti. È anche molto divertente, non soltanto per il fuoco di fila delle battute, ma per le invenzioni di regia tra cui quella geniale di Williams "fuori fuoco". Onore anche a Carlo Di Palma che forse ha messo lo zampino nella discesa agli inferi, ispirata a Maciste all'inferno (1926), film muto italiano. E onore alla Davis, la migliore dei 19 attori del cast: il dialogo con la sorella è da antologia.

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venerdì 14 ottobre 2011

PSYCHO NEWS - Disabilità, aiutare i bambini con un tablet.



La condizione di disabilità, lo esprime il nome stesso, comporta per le persone che ne sono affette, tutta una serie di difficoltà. Una situazione che nei bambini si accentua in modo ancora più visibili per via della necessità di sviluppo e di sapere dalla quale gli stessi, per antonomasia sono affetti. E non di rado si assiste al sorgere di problemi di comunicazione e socializzazione.  Per limitare tale problema,  è stato progettato una sorta di libro multisensoriale attraverso un tablet.
Artefice di questa invenzione Monica Maccaferri, direttrice del Centro di Musicoterapia Uboldi e musico-terapeuta da più di 15 anni. Un progetto che nasce dalla diretta esperienza sul campo della donna che nell’approccio con i bambini si è resa conto, specialmente in presenza di situazioni di disabilità, di aver bisogno di un “aiuto” in più.
Lei stessa spiega che per arrivare al progetto definitivo ci sono voluti cinque anni nei quali il prototipo è stato rivisto più volte al fine di trovarne un potenziamento. Il tablet in questione presenta la funzione touchscreen, necessaria specialmente in caso di minori con dei problemi ed un software caricato al suo interno, elaborato per l’occasione da un team di esperti.

Commenta la dott.ssa Maccaferri:
Nel mondo che ci circonda spesso riscontro molta poca attinenza fra suono e immagine. Questo può non destabilizzare un adulto, ma sicuramente non aiuta i bimbi che presentano deficit.

Fonte: www.medicinalive.com

PSYCHO CINEMA - LA VOCE DEL SILENZIO (1992)



In due parole: mi ha fatto accapponare la pelle una scena di questo splendido film sull'autismo.
La piccola Sally Matthews di appena cinque anni - rimasta psicologicamente scossa in maniera traumatica dalla morte del padre, precipitato da un'impalcatura mentre con la moglie attendeva al restauro di antiche rovine Maya - soffre di una grave forma di autismo. Non parla, non comunica, non risponde e rimane a tratti assorta in una specie di sonnambulismo pericoloso, che la porta ad arrampicarsi sugli alberi e a camminare sui tetti e lungo le grondaie in terrificanti prove di equilibrio. Tuttavia la madre, Ruth, è estremamente riluttante a riconoscere le anomalie della bimba e ad affidarla alle cure di uno psichiatra. Ma quando a scuola Sally, salita su un albero causa involontariamente una ferita a un coetaneo che cercava di seguirla, il preside convoca Jacob T. Beerlander, uno specialista di psichiatria infantile, per risolvere il problema. La madre è infuriata per quell'intrusione di estranei nella vita della bambina, che lei continua a ritenere "normale" e solo bisognosa di quella più assidua presenza e attenzione che la sua professione di restauratrice non le consente.

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PSYCHO CINEMA - HOLY SMOKE (1999)


Signori e signore, Ladies e Gentleman...e via dicendo ecco qui un film di cui ho visto uno spezzone durante un convegno tenutosi a Siracusa dal tema La Follia del terzo Millennio. Nello Specifico questo film vuole evidenziare come ci s può lasciare travolgere da un esperienza mistica e modificare improvvisamente i piani della propria vita. Si potrebbe parlare di psicosi allucinatoria? Lascio a voi i commenti e vi introduco la trama.
Nella periferia di Nuova Delhi un gruppo di ragazze australiane partecipano ad una celebrazione iniziatica di un santone Indù che, sfiorando la fronte di alcuni degli estasiati astanti, concede ai fedeli la visione mistica del terzo occhio. Ruth (Kate Winslet) è tra gli illuminati: cade nella “santa caligine” dell’esperienza religiosa e decide di restare in India per seguire il santone e la sua comunità. Riportata a casa con un inganno architettato dalla sua famiglia, vera e propria gabbia dalla quale la protagonista vuole liberarsi, Ruth preme per tornarsene in India ma cede alle pressioni di chi vuol “redimerla” e ricondurla a casa. In cambio della promessa di lasciarla andare, concede di passare tre giorni con P.J. Waters (Harvey Keitel), un “de-programmatore” esperto nel ricondurre alla ragione quanti si affiliano alle sette. Inganno contro inganno, idolatria religiosa contro cinico realismo, fede contro coerenza dialettica della spiegazione razionale. Questi sono i poli che si contrappongono nei giorni di de-programmazione. Ciò si traspone sul piano simbolico nella contrapposizione tra tonache sacre e jeans e maglietta nera: abiti, maschere dietro le quali si nascondono i due protagonisti. Da notare a proposito l’importanza della nudità e del “cambiarsi d’abito” che caratterizza l’ultima fase del rapporto tra Ruth e P.J. Waters. L’uno si rovescerà nell’altro con una tensione dettata dai tempi dell’erotismo e dell’amore, un’altra diade intorno alla qual si muove il film. Ma questa, più potente, spezzerà le ragioni entrambi, e il de-programmatore riuscirà nel suo compito ma venendo a sua volta de-programmato. Due ragioni forti si incontrano, creano una forte opposizione tra loro e finiscono per infrangersi l’una contro l’altra; dai cocci dello scontro verrà fuori una nuova sintesi, dalla quale ognuno trarrà nuova energia per la propria esistenza. Da un lato il duro cinismo virile di P.j Waters diventerà malleabile, fragile fino a sgretolarsi (occasione unica per vedersi H. Keitel in rossetto e vestitino attillato illuminato dalla dea Kalì) per poi riscoprirsi più consapevolmente umano. Dall’altro Ruth comprenderà che la propria fede era frutto di un’infatuazione giustificabile solo con la voglia di rompere la gabbia della propria famiglia e mettere a nudo la meschinità e la falsità di suo padre. Un film sorprendente. Una storia molto ben raccontata dalla regista neozelandese Jane Campion (scritta a quattro mani con la sorella Anne) che fa fluttuare le identità dei personaggi portandoli abilmente su poli opposti. A profusione. Affascinante anche quando poco verosimile. Chi vi ha letto una vittoria dell’amore sul freddo raziocinio forse ha peccato di romanticismo. Waters richiama il “what’s on a men’s mind” freudiano. L’amore qui è sublimazione di un’istinto sessuale. Se di sublimazione si può parlare. Nel finale del film al corpo della dea Kalì si sovrappone lo sguardo sensuale di Ruth. Non proprio una santa. Un bel film che non a cui non può mancare una riflessione sui dogmi e sulle convinzioni che spesso ci portiamo inconsapevolmente dietro.

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Enjoy   :-)



martedì 11 ottobre 2011

PSYCHO CINEMA - THE BOOST (1988)



Torniamo a parlare di dipendenze,  tossicodipendenze, e lo facciamo in modo serio, con questo è un film che mi auguro molti di voi non conoscono. La cocaina è una delle droghe che causa una fortissima dipendenza psicologica.
Il nevrotico Lenny cerca ansiosamente di affermarsi a New York nell'ambiente commerciale, ma intanto deve farsi mantenere dalla moglie Linda, che ha un modesto lavoro, e della cui bellezza è orgoglioso. Dopo qualche tentativo deludente, Lenny viene assunto da Max, un maturo e affermato affarista, che lo manda a Los Angeles, per trattare vendite immobiliari. E qui Lenny convince abilmente i clienti ad investire capitali in immobili, sfruttando le scappatoie fiscali, permesse dalle leggi in vigore. Il successo è immediato ed egli si trova ricco: fa soldi con enorme facilità, ha una villa con piscina, un'auto di lusso, e frequenta feste nell'alta società. Inoltre Linda può finalmente dedicarsi alla danza classica, come sognava. Ma una nuova legge mette improvvisamente il mondo degli affari in difficoltà, i clienti di Lenny si tirano indietro e lui è rovinato. Incapace di seguire il consiglio di Max di aspettare pazientemente tempi migliori, Lenny si abbatte e si lascia convincere da Joel, un amico senza scrupoli, a prendere la cocaina per tirarsi su. E ben presto anche Linda fa lo stesso. Intanto i due tirano avanti alla meglio, finchè Max scaccia Lenny, che gli ha rubato una grossa somma di denaro. Linda si accorge di essere incinta, ma non smette di fiutare la droga e una sera cade per le scale e abortisce. Gli sposi sono addolorati, ma ormai il loro matrimonio è in crisi, anche perchè l'uomo picchia la moglie per immotivata gelosia. L'ultima speranza di riaffermarsi nel lavoro è per Lenny un importante affare, che ha avviato con gli arabi, i quali sembrano entusiasti del progetto, ma egli manda tutto all'aria, facendo ai clienti una violenta scenata, perchè si è drogato per darsi coraggio. Più tardi, poi, egli picchia Linda così selvaggiamente che questa deve essere ricoverata in ospedale in serie condizioni, ed è quindi costretta ad abbandonare il marito, che ha tanto amato. Ridotto ormai un rottame, Lenny ha perduto tutto: è precipitato fino in fondo nell'inferno della droga.



Trailer:




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Enjoy  :-)

martedì 4 ottobre 2011

PSYCHO CINEMA - MOBBING, MI PIACE LAVORARE (2004)

Apparentemente può sembrare la copertina di un libro, ma in realtà non è così. Trattasi di un film che ha come focus uno dei problemi sociali ad oggi più rilevanti, la vessazione sul posto di lavoro o altrimenti definito Mobbing, dall' inglese To Mob (Assalire). Il lavoro della regista Francesca Comencini vuole sottolineare quanto drammatici siano gli aspetti legati a questo fenomeno sopratutto per chi lo subisce e non solo, tende a mettere in risalto i meccanismi di chi lo esercita, lo agisce, sì perchè il mobbing non è una patologia di cui ci sia ammala da soli, nasce, cresce e si sviluppa nelle relazioni di lavoro, relazioni che possono essere da molti (mobbers) a uno (mobbizzato), di uno (mobber) a molti (mobbizzati) a seconda delle caratteristiche e strutturali dell'azienda e della sua organizzazione gerarchica. In un mondo di precariato, di lavoro troppo flessibie, di relazioni gracili e di colleghi che sembrano ostacoli accerchianti, bocche e sguardi dissociati emettono parole neganti, a doppio fondo.
Un film dalla categoria di impegno civile.
Buona visione a tutti. 

Trailer:



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ENJOY :-) 

lunedì 3 ottobre 2011

PSYCHO NEWS - LA MEMORIA TRANSATTIVA - UNO STUDIO DELLA COLUMBIA UNIVERSITY


Una recente ricerca pubblicata da Science Magazine ci racconta quanto e come il computer ed il web stiano cambiando la natura della nostra memoria.
Alcuni esperti psicologi hanno analizzato una serie di persone per verificare alcune teorie relative all’uso della memoria umana nell’era delle informazioni digitali, svelando alcuni aspetti curiosi e un po’ allarmanti.
Sottoponendo al campione domande ad elevata difficoltà, si sono accorti che i soggetti tendevano a ragionare come un computer. Le risposte dirette a queste domande erano spesso sbagliate o poco dettagliate, al contrario, essi però sapevano molto meglio come e dove potevano essere rintracciate.
I ricercatori dicono che internet si comporta come una “memoria transattiva” ed anche noi stiamo gradualmente cominciando a comportarci come un computer.
L’autrice principale di questa ricerca, la Dott.ssa Betsy Sparrow della Columbia University, spiegando il suo studio in un’intervista rilasciata a BBC News, definisce la “memoria transattiva” in questo modo: “l’idea che ci siano fonti esterne di memoria – ovvero contenitori reali di informazioni individuabili in altre persone esperte in alcuni argomenti o che comunque noi percepiamo come tali e alle quali facciamo riferimento in caso di necessità”.
Il co-autore delle ricerca, il Prof. Daniel Wegner dell’Università di Harvard, introdusse per la prima volta il concetto di “memoria transattiva” in un capitolo del suo libro del 1985 “Cognitive Interdependence in Close Relationships” scoprendo che gli individui di coppie di lunga data tendevano a relazionarsi con i loro partner come una sorta di banca dati di supporto.
Partendo da questo studio degli anni ’80, la Dott.ssa Sparrow si è sempre più convinta che il web stia sempre più diventando una forma di memoria transattiva e perciò ha voluto dedicargli uno studio ad hoc.
“Dove, non Cosa”
Nella prima parte della ricerca, il team di scenziati ha voluto verificare se nei soggetti si potesse “innescare” un tipo di organizzazione del pensiero simile a quello utilizzato da un computer o da internet sottoponendo al campione, domande molto complesse. Per fare questo, il team ha utilizzato ciò che è noto come il test di Stroop, con alcune modifiche specifiche per questo studio.
Il test di Stroop misura lo standard di risposta su quanto tempo ci vuole a leggere una parola che esprime un colore quando la parola stessa è di colore diverso – per esempio, la parola “verde” scritta in blu.
I tempi di reazione aumentano quando, invece di “parole a colori”, i partecipanti erano invitati a leggere parole relativbe ad argomenti su cui erano già stati chiamati a pensare e ad esprimersi.
In questo modo il team ha dimostrato che, dopo aver presentato ai soggetti domande di una certa difficoltà che prevedevano semplici risposte vero / falso, i tempi di reazione ai termini relativi ad internet e al web risultavano marcatamente più lunghi, il che suggerisce che, quando i partecipanti non conoscevano la risposta, stavano già prendendo in considerazione l’idea di cercarla utilizzando un computer.
In un altro test ancor più significativo, veniva fornito ai partecipanti un flusso di informazioni. A metà del campione era stato detto di organizzare questi dati in cartelle tematiche e all’altra metà era stato detto che, una volta viste, queste informazioni sarebbero state cancellate.
Quando poi è stato chiesto ad entrambi i gruppi di ricordare queste informazioni, non è emersa alcuna differenza di memorizzazione tra i due gruppi ma coloro che sapevano che le informazioni erano ancora disponibili, si dimostravano notevolmente bravi a ricordare in quale cartella erano state archiviate queste informazioni.
“Questo suggerisce che, per le cose che possiamo trovare online, tendiamo a mantenerle online per quanto più ci sia possibile (perciò non le incameriamo), ovvero le teniamo in una memoria esterna”, ha spiegato la Dott.ssa Sparrow.
Ha aggiunto poi, che la propensione dei partecipanti a ricordare la posizione delle informazioni, piuttosto che l’informazione stessa, è segno che le persone sono sempre meno in grado di ricordare le cose, ma semplicemente organizzano le grandi quantità di informazioni in modo più accessibile.
Non credo che Google ci stia rendendo stupidi – stiamo solo cambiando il modo in cui ricordiamo le cose… Se oggi, riesci a trovare on-line informazioni anche mentre cammini per strada, l’abilità principale non è più quella di ricordare l’informazione o il fatto in se stesso ma soprattutto dove trovare queste informazioni. E la stessa cosa accade con le persone, cioè la nostra “abilità” diventa quella di saper individuare le persone giuste a cui chiedere una particolare informazione”. Comoda la vita eh?

PSYCHO LIBRI - DIO COME FENOMENO SCHIZOFRENICO (2010)


Ecco a voi a un libro che potrebbe darvi alcune spiegazioni su quanto successo ieri a Viareggio nella chiesa di S. Andrea.
L'uomo di nome Aldo Bianchini, laureato in chimica, parla cinque lingue, 46 anni,  si è strappato gli occhi con le sue mani durante la messa
L'uomo era in cura da tempo per i suoi problemi psichici ma avrebbe deciso autonomamente di non assumere più i farmaci prescritti. Era in cura privatamente da uno psichiatra e si sottoponeva a controlli periodici negli ambulatori della Asl.
L’uomo ha dichiarato dinanzi ai cittadini di Viareggio increduli: “Me l’ha detto una voce, mi tormentava, dovevo farlo”.
Eravamo a messa insieme, sedevamo accanto - racconta la madre - Mio figlio è caduto giù, batteva la testa contro il pavimento, aveva la faccia piena di sangue. Non ho capito cos'è successo. Non diceva nulla e batteva la testa». Madre e figlio erano già stati a una messa. "Eravamo stati nella chiesa della nostra parrocchia, San Paolino, dove abbiamo fatto anche la comunione - ha detto ancora la donna - Poi siamo tornati a casa. Mio figlio però mi ha chiesto di voler andare a visitare la chiesa di Sant'Andrea perchè non ci era mai stato. Ho deciso di accompagnarlo, ci siamo andati insieme, abbiamo preso la messa anche lì. Eravamo seduti con le altre persone. A un certo punto si è tolto gli occhi". La madre lo ha soccorso con gli altri presenti. “All'ospedale lo hanno operato. Ma ha perso la vista e non la riacquisterà più”.
L'uomo e la madre sono originari della Scozia e hanno alcuni parenti in provincia di Lucca. «È un bravo ragazzo - dice la donna - forse un po' triste ogni tanto». Ma soprattutto malato. Lei è vedova ed entrambi abitano insieme da una ventina di anni a Viareggio, dove le risorse finanziarie per vivere giungono dalle attività della famiglia lasciate in Scozia. «Quando ho visto che era una maschera di sangue mi ha detto qualcosa del tipo "è il castigo di Dio", racconta la mamma di Bianchini.
“In 26 anni di professione non ho mai visto niente di simile”. "Per fare una cosa del genere occorre una forza disumana" dice il dottor Gino Barbacci, il medico del pronto soccorso che ha prestato le prime cure all'uomo. È arrivato cosciente, insieme all'anziana madre anche lei a bordo dell'ambulanza. Non si lamentava e pareva che non sentisse dolore nonostante fosse una maschera di sangue.
Quanto accaduto potrebbe, e il condizionale è d'obbligo,  trovare alcune spiegazioni nel libro che qui vi presento.
Questo saggio dimostra con rigore scientifico che una patologia schizofrenica risulta essere all'origine delle religioni e di conseguenza delle loro guerre e stragi, oltre che dei crescenti disastri ecologici mondiali. Il rimedio a tutto ciò può quindi essere dato solo dalle istituzioni scientifiche (in particolare psichiatriche) e dall'azione dei movimenti laici e giovanili, che in tal modo favorirebbero anche un aumento dei beni disponibili e un progressivo uguale benessere generale, che è l'uguaglianza a cui tutti aspirano.